La morbosa questione del compagno Guy. Capitolo Uno.

Ogni mattina, nel Grande Stato del Popolo, il compagno Guy si svegliava puntuale. Si lavava i denti, e si pettinava, infilava con cura la camicia e i pantaloni, e usciva a prendere il giornale, giusto prima di andare al lavoro. Faceva l’impiegato nella Grande Azienda, e il suo compito era quello di controllare i dati sulle vendite di una piccola sezione della sua città. Il compagno Guy non sapeva cosa mai trafficasse la Grande Azienda, e mai se lo chiedeva. Il compagno Guy, però, era facilmente attratto da cose, persone, avvenimenti, e spesso si domandava del senso di ciò che gli accadeva attorno. Un giorno, tornando a casa, rimase per ore a fissare un fiore nato spontaneamente dal cemento, da una piccola apertura nella strada. La sua meraviglia portava il suo animo a stati di esaltazione personale, paragonabili quasi ad un contatto con l’Etereo. E allora si faceva delle domande. Se ne faceva per tutto il pomeriggio, e tutta la sera. Ogni volta trovava delle risposte tutte sue, e si sentiva fiero. Si era fatto domande su tutti gli argomenti immaginabili: dalla politica, al lavoro manuale e teorico, all’ambiente, al pensiero, alla natura stessa di farsi delle domande. Ma non si era mai chiesto una cosa: che COSA era l’Azienda? Già, il posto dove lavorava, il posto dove viveva e dove passava la maggior parte del suo tempo, era la sua Sfinge. Non sapeva niente. Assolutamente niente. 

Leave a comment