Il colpo. Introduzione di Luca Marzocchi.

“Marzocchi. MARZOCCHI!”

La voce era lontana, indistinta, e offuscata da una barriera di brusii, impenetrabile. Luca Marzocchi, 16 anni, milanese, studente del Liceo scientifico, bocciato, se ne stava in disparte, in un angolo della classe, con in mano un cellulare. Gli occhi pesanti stentavano a stare aperti, e i richiami della professoressa Garzanti (Latino) lo riportavano remotamente alla sua realtà di studente in difficoltà. 

“Allora. Non se ne può più. Dammi quel cellulare! E dì alla classe la risposta alla mia domanda.”

“Eeeeh, allora proffe, aspetti…”, in affanno, Luca si guardò intorno, in cerca di una boa, di un salvagente, presto offertogli dal compagno, amico di una vita, Matteo Gasperi, toscano doc (a sua detta, il padre gli aveva strofinato addosso una salsiccia di cinghiale addosso subito dopo il parto): “Genitivo plurale”, bisbigliò, “seconda declinazione”. “

“Ah, sì! Genitivo plurale, seconda declinazione proffe! Vede che ho studiato! Lei si deve fidà!”

“Marzocchi. Non è divertente. Lei sa qual era la domanda? Chi è che ha detto queste parole?”, rispose scocciata la ormai anziana docente (70 anni a giugno), indicando la lavagna.

“Che io muoia nella patria che tante volte ho salvato… eeehhh…. uuuuhhhhh…. Platone?”

La classe rise. Rideva sempre. Sapeva solo ridere, ipocritamente, selvaggiamente. 

“Marzocchi, fila dal preside. E il Liceo Classico sta in Via Garibaldi.”

Luca si diresse a testa bassa verso l’ufficio del preside, ma aveva in testa altro. Aveva in testa quel telefonino, dove molti gli stavano riferendo ciò che avrebbe dovuto fare quella sera. Cosa avrebbe dovuto fare quella sera nel colpo.

Erano in cinque, questo sapeva. Non conosceva gli altri, ma sapeva solo che il colpo, se andato a segno, gli sarebbe fruttato abbastanza quattrini. Non era un mafioso ad organizzarlo, ma un ex-militare. Questo era tutto ciò che sapeva su chi lo avrebbe circondato quella sera. Gli era stato detto di portare il computer, forse per la sua abilità nell’hacking, con la quale aveva fatto saltare i sistemi di protezione di numerosi siti internet, il più grande dei quali era quello della sede locale di una nota impresa di spedizioni.

“C’è chi aiuta il mondo e chi vuole vederlo andare in fiamme sotto i colpi dei suoi tasti,” diceva ai suoi amici in riferimento alla sua passione, “Ti lascio indovinare chi dei due sia io”.

Ma tutto ciò che sapeva in quel momento era che nell’ufficio del preside, non ci sarebbe stata pietà per lui. Sospirò seccato ed entrò nella stanza. 

 

Moneytube Italia.

Ebbene sì, qualcosa che non sia politica. Oggi tratterò uno dei miei passatempi preferiti: Youtube. Un mondo fantastico, meraviglioso, dove le persone possono dire e mostrare a tutto il mondo ciò che sanno fare meglio: Cucina, Makeup, Fotografia e persino Fionde. Ma soprattutto, videogiochi e sketch. Il mondo di Youtube è legato a queste due categorie: migliaia di video di Gameplay, alcuni usati per walkthrough, altri per pura e semplice commedia, e maree di sketch (alcuni esilaranti, altri meno…), imitazioni o soltanto scherzi. Ebbene, Youtube è arrivato, ormai da anni, anche in Italia. L’Italia, il bel paese, noto per essere allegro e scherzoso, ha fatto subito uso di questo nuovo metodo di comunicazione, con risultati molto spesso gloriosi. Youtube Italia era un posto meraviglioso, con giovani che si mettevano in gioco, che incontravano altri giovani ed altri giovani ancora, fino a formare coppie, gruppi, o vere e proprie comunità. Come in ogni comunità, però, sono nati dei problemi, e alla base di questi, come sempre, c’è il denaro. Molti hanno perso le proprie passioni, le proprie idee e le loro stesse identità. Cosa è successo? Le partnership con siti, i soldi di Youtube che dovrebbero aiutare queste persone per migliorare i propri metodi di registrazione, sono diventati priorità esclusiva. Gli Youtuber, una volta semplici persone volenterose e appassionate si sono trasformate in avidi lupi, pronti a tradire i propri fan alla prima occasione per un po’ più di soldi. E allora via con pubblicità inter-video, legami loschi con pezzi grossi di siti importanti ed improvvise chiusure di canale in situazione di improvvisa perdita di guadagno. L’odore di sporco si propaga attraverso la rete, con continui annunci, cambi, colpi bassi e delusioni. Il punto di rottura, il punto di collasso è avvenuto, però, in due eventi particolari, che hanno mosso le ire di tutti gli utenti già dubbiosi, e confermato i timori di chi aveva già perso le speranze. Un popolare Youtuber, che non nominerò per correttezza, ha deciso di cominciare una campagna di raccolta fondi su un popolare sito di crowdfunding (argomento che tratterò in un mio prossimo post). Per cosa? Un progetto interessante? Assolutamente no. Per andare al Lucca Comics and Games. Ha chiesto soldi, nonostante ne prendesse già in quantità, per andare ad un evento. Molti fan si sono scatenati furiosamente, altri, ciechi, lo hanno difeso. Quando si pensava che si fosse raggiunto il massimo del degrado, lo stesso Youtuber ha pubblicato una sua mod per un gioco particolarmente famoso. Questa mod, però, chiudeva permanentemente Adblock con un Virus. Ovviamente, questo è stato fatto per tenere attive le pubblicità sui suoi video, ottenendo così un profitto maggiore. Ha cercato di difendersi, ma le cannonate impietose del Galeone di Internet lo hanno abbattuto definitivamente, insieme alla fiducia nel complesso generale nella sezione italiana di Youtube. Che cos’è ora Youtube Italia? Una piana desolata, come dopo un’attacco nucleare, dove solo pochi fiori nascono, ma che non vengono innaffiati, perchè sono tutti impegnati a osservare i grandi colossi di cemento sorti a pochi metri. Questi colossi sono i grandi canali di Youtube che sono riusciti a resistere alla Bufera, copiando spudoratamente da canali esteri, ma che non riusciranno a sopravvivere per sempre.

Il renzino d’Italia.

Nei giorni afosi dell’estate italiana, un evento torna a ricordarci la fine della tanto amata e sospirata “pacchia”, ed il ritorno al doverci curare di cose importanti, come il lavoro e, soprattutto, la politica, la deturpata arte del fare pubblico. Questo evento è la Festa Dell’Unità, la grandissima festa del più grande partito sempre più di centro e sempre meno, ahimè, di sinistra. Decido, in preda ad un attacco di noia, di attendere al grande comizio pubblico del preannunciato idolo delle masse, il mitico sempre giovane erede della DC, Matteo Renzi. Trasudo emozione da tutti i pori (o forse sono solo lacrime…). Egli, più amato di un caffè per un napoletano, più osannato di Maria durante una messa (con buona pace dei cattolici…), è il principale candidato alla segreteria del partito, e sembra che abbia già vinto (ancora prima di essersi candidato). Ho voglia di essere lì, a parte gli scherzi, per poter finalmente sentire qualcosa di concreto uscire dalla sua bocca, dopo mesi e mesi di populismo. Nel peggiore dei casi mi sarei mangiato una buona piada. Giunto sul luogo, la visione è desolante: poca gente, meno volontari, clima da cimitero. Tutto questo ovviamente dovuto al fatto che il PD ha tradito i sui elettori, almeno alcuni di essi, “one too many times” (una volta di troppo). Dopo la cena, noto un’improvvisa ondata di gggggente gggiovane dentro (per dire qualche ragazzo e molti vecchi e persone di mezza età), ed è il tripudio all’arrivo del celeberrimo: applausi, schiamazzi, urla e vecchietti estasiati (con una desolante colonna sonora in background di Jovanotti, mega-sigh). Il sindaco di Firenze comincia con una battuta, una delle tante che occuperanno quella serata piena di retorica, vaghezza e due o tre critiche al sistema, tutte tenute insieme da ciò che ha fatto nella sua città. Dopo un picco di parole vibranti e strappalacrime, abbandona il palco, con la folla in orgasmo completo. Eppure, in mezzo alla massa, non riesco ad essere convinto.